"Pov Jun"Notte fonda, per la precisione, la mezzanotte è passata ormai da un pezzo mentre salto da un cunicolo all'altro, formato da quei grossi conteiner sulla banchina, i quali fungevano da magazzini per le merci importate.
Non mi fermo e proseguo per la mia strada, i miei informatori sono sicuramente impegnati a lottare contro i serpenti mentre io cerco il modo più rapido per uscire non visto, utilizzando il favore della notte che copre la mia sagoma nerovestita.
Il metal risuona ad alto volume nelle mie orecchie, mi da adrenalina e mi fa sentire più sicuro, le parole pesanti, il ritmo aggressivo...tutto quanto mi infonde una certa serenità che mi permette di ragionare a mente lucida.
Ma qualcosa mi sfreccia vicino, qualcosa di rapido e fumante, sfiorandomi la spalla e aprendomi un piccolo taglio, squarciando anche la giacca di pelle nera.
Mi volto nella direzione dello sparo, il quale sparo non raggiunse le mie orecchie per il semplice fatto che sono coperte dalle cuffie nere.
Assottiglio lo sguardo con fare freddo e indifferente mentre il sangue mi inizia a colarmi sulla mano, chi mi ha sparato trema con il terrore che gli abbagliava lo sguardo malgrado il suo volto sia nella penombra. Anche lui è sporco di sangue, non il suo ovviamente ...lo guardo bene e capisco, è sopravvissuto all'attacco dei miei serpenti e probabilmente aveva sparato loro macchiandosi del mio sangue, quello che uso di solito per generare le mie piccole spie. Ghigno mentre l'assolo della chitarra distorta si fa spazio nella mia mente, rendendo la scena ancora più epica ai miei occhi e montando la mia adrenalina nel corpo.
Quello sciocco non capisce la sua situazione, faccio un passo in avanti e lui subito si ritrae, mi punta la pistola contro con ancora più insistenza, ma io non cambio di una virgola la mia espressione, l'assolo sta per terminare quando il sangue che sporca la mia vittima inizia a prendere vita e a gettarglisi nella bocca, facendosi inghiottire a forza.
L'uomo cade in ginocchio, molla la presa sulla pistola e si porta le mani alla gola, la quale si stava gonfiando a causa dell'estremo quantitativo di sangue nero che sto racimolando nelle sue vie respiratorie. Scatto in avanti mentre il sangue che usciva dalla mia ferita si indurisce lungo tutto il mio braccio formando una lama nera e incrostata , dura come l'acciaio e affilata come un rasoio.
Non dico nulla, aspetto che l'assolo termini e faccio scattare la lama recidendogli la giugulare. Fiotti di sangue nero e rosso fuoriescono dalla ferita mentre l'uomo si accascia atterra morendo.
Gli lancio un ultimo sguardo indifferente prima di voltarmi dall'altra parte, seguito dai rivoli di sangue, sia mio che suo, che iniziano a tornare nel mio corpo. Assumo tutte le informazioni derivate da quell'uomo.
Stephen Evans, sposato con figli, ex agente della FBI, tradiva la moglie con un uomo, lo stesso che ha visto morire...informazioni inutili.
La ferita alla spalla si chiude e io comincio a balzare sui conteiner mettendomi il cappuccio sul capo per non essere riconosciuto, direzionandomi a Nord, verso le colline, per uscire dalla città e tornare alla base.